UNO SCIOPERO PER LA GIUSTIZIA FISCALE È UNO SCIOPERO DI SOLIDARIETÀ TRA LAVORATORI!
Dopo lo sciopero della scuola pubblica, anche nell’Università, Ricerca, Afam e Settori Privati
CONTINUA LA PROTESTA DELLA FLC CGIL CONTRO UNA MANOVRA INIQUA E DIVISIVA
Carissime lavoratrici e cari lavoratori,
come ben sapete le Confederazioni sindacali CGIL e UIL hanno indetto lo sciopero generale di otto ore per giovedì 16 dicembre. La parola d’ordine dello sciopero generale è “Insieme per la giustizia” perché la distribuzione degli 8 miliardi, destinati alla riduzione delle tasse, premia i redditi alti e restituisce molto poco a lavoratori e pensionati: questo secondo noi è iniquo e sbagliato!
Come abbiamo già detto per il settore della scuola, che ha già scioperato il 10 dicembre, anche questo sciopero è solo il primo passo di una battaglia che mira a cambiare i criteri alla base del modello di “pressione fiscale” disegnato in legge di Bilancio e pomposamente presentato come “riforma del sistema fiscale”.
Innanzitutto, l’intervento in Legge di Bilancio non lo si può considerare nemmeno il primo passo della riforma prevista dalla relativa Legge-Delega al Governo per il semplice fatto che una misura così complessa, per diventare strutturale e produrre effetti evidenti e positivi su tutto il mondo del lavoro pubblico e privato, richiede molte più risorse rispetto agli otto miliardi di euro previsti in legge di bilancio!
In secondo luogo consideriamo che quanto avvenuto sul fisco sia davvero molto grave perché il governo, dopo aver discusso e condiviso con i sindacati proposte di intervento sulla leva fiscale, ha dovuto subire i diktat della maggioranza di governo che ha bocciato le richieste di cambiamento, tutte a favore dei redditi più bassi e condivise con i confederali, ha dissolto ogni intervento finalizzato a introdurre un minimo di solidarietà tra lavoratori e ha profilato un modello di intervento fiscale fortemente competitivo e, di conseguenza, divisivo dell’unità del mondo del lavoro.
E infatti, degli otto miliardi a disposizione e da destinare al taglio IRPEF il governo si è presentato ai sindacati con un accordo già confezionato su cui le uniche opzioni possibili erano prendere o rispedire al mittente! Noi abbiamo scelto la seconda opzione, perché per noi è molto chiaro che, quando parliamo di Irpef, l’85/90 per cento la pagano lavoratori dipendenti e pensionati ed è in ballo una questione di giustizia e di equità fiscale.
Tra l’altro, è bene ricordarlo, la piattaforma rivendicativa alla base dello sciopero del 16 dicembre è pur sempre quella unitaria e condivisa anche dalla CISL – che, non a caso, ha dovuto convocare comunque una sua manifestazione il 18 dicembre.
Nella piattaforma, per dare una risposta tangibile all’impoverimento del lavoro e delle condizioni sociali delle persone, si afferma che, oltre al ricorso alla leva fiscale, “l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sarebbe più efficacemente raggiungibile con la revisione di detrazioni piuttosto che con la sola riduzione delle aliquote” come richiesto testualmente, oltre che dai sindacati, anche dalla stessa Banca d’Italia in audizione sulla Legge di Bilancio!
Non a caso, sempre unitariamente, abbiamo chiesto la decontribuzione strutturale verso i lavoratori con un reddito fino a 20.000 euro (circa 11 milioni di lavoratrici e lavoratori) e di aumentare le detrazioni da lavoro dipendente per i lavoratori dai 20.000 euro ai 50.000 euro e la detrazione da pensione per i pensionati. In questo modo si sarebbe selezionata e “ritagliata” la platea di riferimento dell’intervento fiscale, evitando di disperdere le poche risorse su platee più ampie.
E siamo anche contrari a impiegare 1 miliardo di euro per la riduzione dell’IRAP se non altro perché, proprio la Legge di bilancio 2022, prevede misure a vantaggio delle imprese per oltre 10 miliardi di euro che si sommano ai 185 miliardi di euro a loro destinati dal 2015 ad oggi e poi perché l’IRAP sostiene il Servizio sanitario nazionale e pensiamo che le risorse per garantire la sanità debbono essere aumentate e non ridotte!
Ecco, allora, che, con il ricorso allo sciopero generale del 16 dicembre, si fa un’operazione verità contro chi strumentalmente afferma, che sono stati destinati oltre tre miliardi ai redditi sotto i 28.000. Questa affermazione è falsa perché omette di dire che i tre miliardi, in realtà, sono stati destinate a ridurre l’aliquota dal 27% al 25% che riguarda, però, tutti i contribuenti e tutti i redditi, altro che interventi mirati ai redditi sotto i 28.000 euro!
Né si può trascurare, da ultimo, l’importante considerazione per cui l’intervento sul fisco in Legge di Bilancio danneggia proprio i più giovani, le donne lavoratrici, e il precariato. Infatti, poiché oltre il 60% dei giovani fino a 34 anni di età e il 64% delle donne si collocano sotto i 25000 di reddito, va da sé che proprio la maggior parte dei giovani e delle donne rientra in quelle fasce di reddito che avranno vantaggi fiscali molto limitati e che, per analoghe considerazioni, non essendo previsto alcun intervento specifico a vantaggio del lavoratore o lavoratrice in condizione di precarietà o discontinuità, allora, mediamente, essendo i redditi dei lavoratori a termine più bassi, anche per loro il vantaggio fiscale sarà limitato.
La gravità di quanto accaduto deve far riflettere tutte le organizzazioni sindacali (a cominciare da quelle che si sono sottratte all’impegno gravoso dello sciopero della scuola contro una manovra che offende la dignità di milioni di lavoratrici e lavoratori di un settore vitale e centrale per lo sviluppo del Paese) che è in corso un processo di disintermediazione sindacale in cui la politica si arrocca sugli interessi di questo o quel gruppo sociale perdendo di vista l’interesse generale che è l’interesse del mondo del lavoro.
Per le associazioni sindacali confederali non è più tempo, anche facendo tesoro dell’esperienza maturata con la riforma delle pensioni della Ministra Fornero, all’epoca avallata da tutti i partiti di governo, di star dietro a una classe politica che, evidentemente, non ha più la consapevolezza del livello di gravità del malessere sociale diffuso nel Paese reale!
Per questi motivi lo sciopero del 16 dicembre è in ideale continuità con lo stato di agitazione proclamato per tutti i settori della conoscenza, a cominciare dallo sciopero del 10 dicembre nel settore della scuola statale.
Per questi motivi non ci fermeremo perché non consideriamo lo sciopero un fine ma solo uno strumento a partire dal quale far aumentare il peso della rappresentanza sindacale che, anche in questo governo, forze della maggioranza vogliono ridurre a un ruolo ancillare e senza il necessario protagonismo.
Il 16 dicembre vi chiediamo di aderire numerosi allo sciopero nell’Università, Ricerca, Afam e Settori Privati della conoscenza. Chiediamo alle lavoratrici e lavoratori della scuola liberi da impegni di lavoro di partecipare alle manifestazioni interregionali del 16 dicembre.
Bari, 15 dicembre 2021
Le segreterie regionali di Cgil Puglia e Flc Cgil Puglia