Nei giorni scorsi, dopo l’incontro tenutosi presso la Regione Puglia sul dimensionamento scolastico per il 2024/25 – in applicazione della norma introdotta dalla legge di stabilità 2023, impugnata da Regione Puglia – abbiamo diffuso un comunicato che ritrovate qui.
La nostra idea sul punto è chiara: non solo in Puglia perderemo oltre 60 scuole (i numeri sono quelli e sono stati confermati dalla Regione proprio nell’ultimo incontro), intese come autonomie scolastiche (normo o sottodimensionate che siano, abbiano o meno un DS e un DSGA titolari), ma saremo anche costretti, per esempio, a scegliere se creare scuole molto popolose (anche fino a 1800 alunni, in molti casi sopra i 1500) anche nel primo ciclo di istruzione e/o (perché forse non sarà nemmeno una scelta, ma un obbligo) ad accorpare scuole oggi autonome ma sottodimensionate e avere istituzioni scolastiche disperse in 7/8 piccoli comuni, sicuramente diversi tra loro, magari anche molto distanti. Riteniamo, inoltre, che per via del dimensionamento “forzato”, riceveremo una riduzione pesante sugli organici ATA con aggravio delle complicazioni gestionali nelle scuole e una diminuzione delle possibilità lavorative e di mobilità che, a regime (ma subito praticamente, tempo un paio d’anni), riguarderà anche D.S. e DSGA. Già nel 2024/25 dai 572 DS e DSGA nominabili si passa a 569, quindi 3 in meno rispetto a quanti sono titolari oggi, nel 2025/26 si passa a 565 DS e DSGA nominabili, quindi 7 in meno, nel 2026/27 a 557 DS e DSGA nominabili, quindi 15 meno. I numeri sono dello stesso Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Su questo abbiamo un po’ dibattuto sulla stampa col Presidente di ANP (Associazione Nazionale Presidi) regionale, che – sia consentito ricordare, non solo alla stampa – non rappresenta i dirigenti scolastici, bensì una parte, per altro minoritaria, di essi.
Forse non è inutile ricordare in sintesi i dati della questione.
- I numeri del ministero che producono i tagli in Puglia non mettono nel conto che il servizio scolastico offerto nelle regioni ricche comprende scuole dell’infanzia e tempo pieno che al Mezzogiorno sono negati. La scuola per i bambini pugliesi deve essere la stessa che per quelli delle regioni ricche. Questa è la priorità ed è anche l’obiettivo finanziato dall’UE. I tagli non aiutano a raggiungerlo.
- I tagli delle autonomie comportano meccanicamente la possibilità di costruire classi più numerose attraverso il meccanismo dei resti e, quindi, tagli del personale docente e ATA.
- Discutere di tagli alla rete scolastica mentre si discute il contratto dei dirigenti scolastici rinnoverà una stagione in cui i dirigenti, soprattutto nelle piccole comunità, si attiveranno per avere scuole molto numerose con il miraggio di percepire retribuzioni più alte. La politica locale avrà questa volta la forza e l’autorevolezza per discutere un assetto della rete che sia funzionale solo ai bisogni dei bambini?
- In alcune piccole realtà avremo sindaci che governano 5.000 abitanti e dirigenti scolastici in grado di muovere, sulla base delle prime proiezioni della REGIONE PUGLIA, fino a 1.800/1.900 famiglie. Sarà un bene per gli assetti istituzionali locali e i loro equilibri?
Ma c’è un punto specifico che riguarda il profilo professionale dei dirigenti scolastici ed è su questo che rappresentiamo la riflessione di una parte importante, per non dire maggioritaria, dei diretti interessati.
Affidare a un dirigente scolastico scuole con più di 1.300 alunni significa sottoscrivere un’organizzazione della scuola in cui il dirigente scolastico non avrà più alcuna possibilità di partecipare ai processi di istruzione e formazione di bambini, alunni e degli studenti. Sarà sempre più il direttore di un ufficio periferico del ministero dell’Istruzione concentrato sull’ordine delle procedure, non sui bisogni formativi dei nostri figli.
Saremmo così pronti anche per affidare la leadership educativa delle comunità educanti a un middle management che si immagina di istituzionalizzare anche nel profilo giuridico contrattuale.
Ecco, questo ci pare il punto, su cui alcuni rappresentanti non della comunità educante, ma della categoria dei dirigenti scolastici, hanno chiarito – e di questo non possiamo che rallegrarci – che stanno con Valditara, quindi con un modello di scuola burocratizzata, autoreferenziale e gerarchizzata – con tutte le implicazioni che nelle comunità locali più piccole, nei quartieri difficili e di periferia questo modello comporta. Un modello con il quale FLC CGIL non c’entra nulla e contro cui continuerà a battersi.